«Buona Scuola? Posti scoperti e troppi supplenti. Bluff sugli organici!»
Dal “Corriere del Veneto”
VERONA – Cattedre ancora scoperte, supplenti chiamati a tappare i buchi anche solo per un anno, collaboratori scolastici insufficienti per garantire la pulizia nelle scuole e, infine, incertezze contrattuali. A sentire i sindacati un anno scolastico che è partito come al solito, cioè male. Come se non ci fosse stata nessuna «Buona scuola». Le sigle della scuola (per Verona e provincia Flc – Cgil, Cisl e Uil Scuola, Gilda e Snals) annunciano nuove proteste e manifestazioni, la prima delle quali sarà sabato a Venezia. Che sindacati e governo sulla legge 107 del 2015 fossero ai ferri corti non è certo una novità, anzi. Ma a conti fatti (a freddo, ad un mese abbondante dall’inizio della scuola) la valutazione delle federazioni di categoria risulta ancora peggiore rispetto al passato: «Non solo la cosiddetta Buona Scuola è una legge sbagliata, è anche deludente rispetto alle premesse». A livello nazionale, dicono le sigle, si contano 127mila supplenti e 70mila cattedre ancora da assegnare (molte delle quali posti di sostegno). Per la provincia di Verona è possibile solo una stima, visto la difficoltà nel disaggregare alcuni dati, come gli «spezzoni», ovvero le cattedre divise tra più docenti, ma si calcola che manchino all’appello un migliaio di posti. E le assunzioni? «Alla fine – fanno sapere i sindacati – sono state un migliaio, quando si parlava di numeri maggiori». Per la precisione 1.044: di questi 404 sono stati assunti con la «fase B», ovvero la graduatoria a livello nazionale effettuata ad agosto.
Il problema è che ne sono arrivati appena 44, il resto, in gran parte docenti originari di regioni del Sud hanno ottenuto una proroga nelle cattedre precedentemente occupate. I restanti 620 arriveranno invece con la «fase C», quella di potenziamento degli organici scolastici. «Un bluff» sentenziano Alessio Rebonato (per Cisl), Bruno Tecchio (Cgil), Alberto Forti (Snals) e Antonina Gulotta (Gilda). «Non c’è stato nessun miglioramento nel servizio offerto a ragazzi e famiglie: i mille assunti coprono a malapena i numeri stabiliti dalla sentenza della Corte di giustizia europea, che ha obbligato l’Italia a regolarizzare i precari. Operazione che si poteva fare senza muovere tutte queste persone da Nord a Sud». In particolare le scuole che avrebbero maggior bisogno di nuove leve sono quelle dell’Infanzia «che non hanno visto nessun intervento», sottolineano i sindacati e le primarie, che «fanno i conti con un ammanco di 195 cattedre». A quella degli insegnanti si aggiunge la questione degli Ata (personale di segreteria e collaboratori scolastici) e dei tecnici di laboratorio. «È tutto fermo – fanno sapere le sigle – perché si aspetta di sapere quanti dipendenti delle Province opteranno per il comparto scuola: la verità è che se possono ne faranno volentieri a meno, viste le incertezze. Quanto ai tecnici, non è prevista la supplenza in caso di malattie e maternità: i laboratori rischiano di rimanere chiusi». Difende la «Buona Scuola» la deputata del Partito democratico Alessia Rotta. «È stato un cambiamento epocale: lunedì, per la prima volta, è arrivato agli insegnanti il bonus da 500 euro da spendere in formazione. Nessun governo ci aveva pensato prima». (D.O.)
