ATA EX ENTI LOCALI: COMUNICATO

Il 7 giugno 2011 la Corte di Giustizia Europea si è pronunciata con sentenza favorevole sul ricorso proposto da alcuni lavoratori ATA ex Enti Locali contro la legge finanziaria 2006.

 

E’ evidente che tale sentenza rappresenta, dopo tanti anni di processi che ci hanno visto soccombenti, un piccolo spiraglio di luce.

 

Tuttavia, va ricordato con estrema onestà e precisione che le sentenze della Corte Europea, quando smentiscono sentenze di un singolo Paese, rappresentano una sorta di ammonimento verso quel Paese, ma non hanno alcuna forza di tipo giuridico – normativo di cambiare automaticamente quelle sentenze, che pertanto rimangono in pieno vigore! E tale ammonimento rappresenta una sorta di invito alle parti affinchè trovino una soluzione conciliativa (ad esempio la quantificazione di somme che rappresentino una sorta di limitato risarcimento danni) ma non ha alcun valore costrittivo!

Chi pensa dunque che le sentenze, anche future, della Corte di Giustizia Europea possano farci riavere il riconoscimento dell’anzianità giuridica ed economica maturata nell’Ente Locale, si sbaglia completamente!

 

Ciò premesso, gli unici eventuali benefici che potremmo avere da questa sentenza, sono di due tipi:

 

1)      Per coloro che  hanno ancora giudizi pendenti (ad esempio in Corte di Cassazione) rimane la speranza che tale sentenza possa influire positivamente sull’esito del giudizio, anche se ciò sarà molto difficile, vista la relativamente recente pronuncia negativa della Corte Costituzionale, che continua ad avere un peso rilevantissimo.

 

2)      Per coloro che hanno avuto sentenza favorevole dalla Corte Europea, promuovere una class action contro l’Italia, con tutte le grandissime difficoltà del caso, visto che si tratterebbe di una complicatissima azione di massa e visto che il risultato, se positivo, sarebbe comunque quello di una conciliazione fra le parti con risarcimento danni, ma non certo il riconoscimento dell’anzianità pregressa.

 

E’ evidente, pertanto, che il riconoscimento delle nostre ragioni passerebbe solamente con cambiamenti normativi da parte del Governo e del Parlamento, cosa alquanto improbabile, vista la grave contingenza politica ed economica in cui versa anche il nostro Paese.  

 

Allegati: comunicato